Il 1984 di Berlinguer è tra Noi

Sono 11 mesi che mi occupo di recuperare e archiviare tutto il materiale disponibile su Enrico Berlinguer, in modo da offrire a tutti, soprattutto quelli della mia età, uno sguardo più o meno approfondito su quella straordinaria persona che è stata il segretario più amato del PCI. Ed ogni giorno che dedico al DataBerlinguer di EB.IT (http://www.enricoberlinguer.it), è un giorno di riscoperta e di stupefazione per quanto fosse avanti quell’uomo dal fascino discreto e di poche parole che riuscì persino a far diventare il PCI, quel partito contro cui era stata scritta la storia del dopoguerra, “primo partito” con il 33,3% dei voti alle Europee del 1984.

C’è un’intervista in particolare, che ogni volta che la leggo mi trasmette ancora oggi una sensazione di sgomento e di rabbia al tempo stesso, perché chiunque la legga non può non ammettere che l’analisi che Berlinguer fa è un’analisi lungimirante e soprattutto azzeccata. E mette una volta per tutte la parola fine a quella sterile balla messa in circolo in questi ultimi dieci anni su un Berlinguer ripiegato su se stesso e incapace di cogliere la “sfida della modernità” lanciata dal PSI di Bettino Craxi.

L’intervista è quella rilasciata a Ferdinando Adornato (sì, proprio lui, lo stesso che ora milita nell’UDC ed è fondatore della rivista liberal) e parte da “1984” di Orwell per snocciolare ad uno ad uno i temi centrali di quella che io definisco “la democrazia elettronica”.

In questa intervista, Berlinguer non solo riconosce “come un dato ineluttabile la progressiva diminuzione del peso specifico della classe operaia tradizionale”, ma arriva anche a sostenere come “certo si può immaginare un mondo nel quale la politica si riduca solo al voto e ai sondaggi; ma questo sarebbe inaccettabile perché significherebbe stravolgere l’essenza della vita democratica.

E quando Adornato gli chiede se crede possibile che i partiti storici della vecchia Europa possano diventare solo dei partiti-immagine, Berlinguer risponde spietato: “Possono, certo che possono. Ma intanto bisogna attrezzarsi per saper essere anche partiti-immagine e partiti d’opinione. Il rischio è quello di diventare solo questo. Perché sarebbe un impoverimento non solo della vita politica, ma della vita dell’uomo in generale.”

Fino ad arrivare alla celebre frase sui pensieri-lunghi: “Credo anch’io che sia sempre più forte il bisogno di reinvestire la politica di “pensieri lunghi”, di progetti. Naturalmente questi pensieri devono essere sorretti da un’analisi scientifica della realtà altrimenti i progetti si trasformano in vuote proclamazioni retoriche.

Ma è la parte finale che, a mio avviso, dimostra quanto Berlinguer fosse avanti di trent’anni rispetto ai suoi colleghi segretari di partito, quella dove auspica un uso dell’energia solare in luogo del petrolio e dove ribadisce le ragioni per cui è nato il movimento per il socialismo.

Intanto c’è un paradosso: sul sole dell’avvenire oggi discutono più gli scienziati che i comunisti: infatti uno degli orizzonti più ricchi che si può aprire per l’uomo nasce proprio dalla possibilità di una piena utilizzazione dell’energia solare. Ecco un modo scientifico di rifarsi ancora all’idea del “sol dell’avvenir”! Ma tolto tutto quello che di utopistico, di millenaristico che pure nel passato questo slogan esprimeva, io credo che esso non vada affossato. Quali furono infatti gli obiettivi per cui è sorto il movimento per il socialismo? L’obiettivo del superamento di ogni forma di sfruttamento e di oppressione dell’uomo sull’uomo, di una classe sulle altre, di una razza sull’altra, del sesso maschile su quello femminile, di una nazione su altre nazioni. E poi: la pace fra i popoli, il progressivo avvicinamento fra governanti e governati, la fine di ogni discriminazione nell’accesso al sapere e alla cultura. Ebbene, se guardiamo alla realtà del mondo d’oggi chi potrebbe dire che questi obiettivi non sono più validi? Tante incrostazioni ideologiche (anche proprie del marxismo) noi le abbiamo superate. Ma i motivi, le ragioni profonde della nostra esistenza quelle no, quelle ci sono sempre e ci inducono ad una sempre più incisiva azione in Italia e nel mondo.

Ebbene, io non voglio tornare a far polemica, ma mi pare che, se il 1984 di Orwell si è avverato solo in parte, il 1984 di Berlinguer si è avverato in toto, a cominciare dalla Questione Morale, che sin dal 1976 viene vista come “il rischio che in qualche misura sia offuscato quel cardine della democrazia costituito dal sistema dei partiti, e quella con­quista della Resistenza che fu la costruzione dei grandi par­titi democratici di massa.”. Per non parlare dell’Austerità, che le più grandi firme dell’economia mondiale stanno improvvisamente riscoprendo come “modo diverso del vivere sociale”, o del Governo Mondiale, che viene visto sempre più come una necessità per impedire altri conflitti armati. Nei primi anni Ottanta Berlinguer era riuscito a mettere a fuoco i grandi temi di una nuova politica di sinistra, al di là della tradizione comunista, abbracciando quella pacifista, femminista e ambientalista.

E mi fa rabbia vedere come quel programma sociale, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese, come disse Montanelli, venga continuamente sminuito, smontato, infangato e disprezzato da chi ha attinto per anni da questo programma, ci ha costruito su l’intera carriera e ora cerca di disfarsene semplicemente perché Enrico era un comunista. Enrico era qualcosa di più di un semplice comunista: era una persona perbene. E se i suoi presunti eredi avessero avuto anche solo un decimo del coraggio che ha dimostrato lui nella sua vita, che era andato di fronte al politburo sovietico a dire che la “democrazia è un valore universale” quando gli oppositori all’URSS venivano fatti fuori, allora non ci sarebbe nemmeno bisogno che io stessi qui a parlare di quanto fosse avanti Berlinguer.

Ma come ho detto ieri, i Grandi Vecchi sono morti, e anche noi non ci sentiamo molto bene… ma per rincuorare il mio amico Piero Filotico, gli dico anche che finché ci sarà fiato nei miei polmoni e sangue nelle mie vene, le idee dei Grandi Vecchi come Enrico cammineranno sulle mie gambe: perché Enrico non è morto. Enrico vive in tutti noi.

P.S. Per leggere l’intervista completa di Enrico, seguite questo link: http://www.enricoberlinguer.it/databerlinguer/index.php?title=La_Democrazia_Elettronica

3 commenti su “Il 1984 di Berlinguer è tra Noi”

  1. Grazie molte per il grande lavoro di ricerca che hai fatto per mettere in piedi il sito. Ho visto un collage di interventi in cui veniva fuori con prepotenza la modernità del pensiero di Enrico Berlinguer e i principi morali suoi e del PCI di quell’epoca, che non passano mai di moda. Queste sono figure da cui possiamo prendere molto, anche per navigare oggi nel 2010 in uno scenario molto diverso. Marco.

  2. HO PROVATO TANTE VOLTE AD ISCRIVERMI MA MI DA SEMPRE DATI GIà REGISTRATI O PASSWORD NON CORRETTA PAZIENZA SARò PRESENTE NEL TUO BLOG

I commenti sono chiusi.