Berlinguer? Un Artista di partito. Firmato CIA

di Ennio Carretto, Il Corriere della Sera, 8 settembre 2003


Dagli archivi: nonostante i ricatti del Cremlino, ha saputo liberarsi di notabili e filosovietici IL PCUS «Se il Pci la smetterà aumenteremo i finanziamenti»

WASHINGTON – In un memorandum, il direttore della Cia riferisce di avere trovato il presidente «ansioso di fare qualcosa sull’Italia». «Gli ho ricordato» scrive «che le opinioni dei servizi segreti sono divise. Il nostro intento è che salti fuori la verità sui comunisti. Gli ho dato il piano di Keith Clark. Il presidente lo ha scorso e ha affidato l’originale e una copia a Brent Scowcroft».

L’ALLARME DI BUSH È il 26 maggio del 1976 e il capo dello spionaggio americano è angustiato: ormai da anni l’ Italia discute il compromesso storico, e il Pci continua ad avanzare. La prospettiva del suo ingresso al governo lo allarma, per questo ha chiesto a Clark un piano per arginarlo. Il direttore della Cia non è una spia qualunque, è George Bush senior. Il presidente è il repubblicano Gerald Ford; Scowcroft è il consigliere della sicurezza nazionale. Dodici anni più tardi, Bush vincerà le elezioni e nel 1989 siederà al posto di Ford, e vorrà Scowcroft al proprio fianco. Il figlio George Bush junior raccoglierà il suo scettro nel 2000.

CARTER E ANDREOTTI Quell’anno, il piano Clark non sarà portato a termine. Alle elezioni del novembre del ’76, Ford verrà sconfitto dal democratico Jimmy Carter. In un altro memorandum, del 22 novembre, Bush, che sarà presto sostituito alla Cia dall’ammiraglio Stanfield Turner, riferisce di aver parlato dei comunisti italiani «con il presidente eletto» ma di non avere capito che cosa pensi del problema del momento. Il memorandum spiega: «Ho citato la telefonata di Claire Luce, il nostro ex ambasciatore a Roma, sollecitando Carter a incontrare Andreotti a causa della situazione critica in Italia, o a farlo incontrare con uno dei suoi. Carter si è rivolto al vicepresidente Mondale e gli ha suggerito di sentire il leader italiano». Bush non precisa chi sia Giulio Andreotti, ma non ne ha bisogno: dalla fine della Seconda guerra mondiale, gli americani lo annoverano tra gli interlocutori privilegiati, pur sapendo che non la vede sempre come loro.

LA SVOLTA Il direttore uscente della Cia intuisce che il nuovo presidente modificherà la politica estera Usa. Ma non può immaginare che una delle principali modifiche riguarderà l’Italia, dove Carter manderà come ambasciatore Richard Gardner, la cui moglie è italiana. Sotto Ford, come sotto i suoi predecessori, in Italia la Superpotenza si è battuta contro il Pci con finanziamenti occulti al centro destra; con lo spionaggio e la propaganda anticomunisti; tramite gruppi clandestini di pressione come quello formato da John Connally, il governatore del Texas ferito nell’attentato del ’63 contro il presidente John Kennedy, e da Alexander Haig, l’ex capo di gabinetto del presidente Richard Nixon. Carter adotterà invece la strategia della «attenzione senza interferenza», una svolta importante, quasi un «lasciamo la politica italiana agli italiani». I documenti della Cia resi sinora pubblici non svelano come Carter giunge alla sua decisione. Ma tre rapporti del ’77-’78 dimostrano che persino nei servizi segreti Usa è in corso un ripensamento sul Pci e sul suo segretario Berlinguer.

L’EREDE DI TOGLIATTI Enrico Berlinguer, «un giovane artista delle lotte di Partito, gran lavoratore», affascina la Cia. Un’analisi dei James Bond americani lo etichetta «l’erede di Palmiro Togliatti e dell’abbandono della violenza rivoluzionaria a favore della via elettorale nell’ambito del pluralismo e la Costituzione». La Cia elogia le riforme di Berlinguer, dalla eliminazione del Politburò, «la base del potere di ex notabili come Giorgio Amendola e Pietro Ingrao», alla rimozione dalla segretaria dei «filo sovietici alla Armando Cossutta». Sottolinea la sua convinzione che il Pci non possa governare il Paese «se non in una coalizione con le forze di centro». Evidenzia la risoluzione del Congresso comunista del ’75 secondo cui il compromesso storico «è l’obbiettivo strategico a lungo termine» del Pci. Pensa che l’obbiettivo possa essere vanificato dagli eventi: «Secondo Oddo Biasini, leader del Partito repubblicano, al momento non è realistico».

EUROCOMUNISMO Il ripensamento della Cia sul Pci è dovuto anche alla ascesa dell’eurocomunismo. La Cia vi vede una forza distruttiva del blocco sovietico, e anticipa addirittura un cambio di politica al Cremlino «entro pochi anni» (una profezia che si avvererà nel 1985, con la nomina di Gorbaciov). A suo giudizio, i Paesi satelliti dell’Urss guardano ai Pc occidentali, innanzitutto quello italiano, come a un modello alternativo al Pc sovietico. La Cia sottolinea che «finanziariamente i comunisti italiani dipendono solo più per un quarto dal Cremlino» e che «solo più un quarto degli iscritti è dalla parte di Mosca, contro il revisionismo di Berlinguer». I tentativi sovietici di condizionare il Pci sono controproducenti ma, avverte la Cia, c’è un limite alla presa di distanza dall’Urss: «Il Pci, che si mostra contrario al ritiro unilaterale dalla Nato, appoggia la dissoluzione dei blocchi militari».

IL NERVOSISMO DI BREZNEV Oggi che è trascorso un quarto di secolo, è facile dire che la storia del comunismo mutò in quel periodo. Ma nel ’77-’78, per i servizi segreti Usa la partita è ancora aperta. Essi affermano che il Pcus «spera di costringere gli euro comunisti ad allinearsi», anche se «il passare del tempo dovrebbe esasperare le divergenze». La Cia fa il tifo per il Pc italiano e spagnolo «il cui successo non solo eroderebbe ideologicamente gli altri stati del Patto di Varsavia, ma rafforzerebbe anche i riformisti e dissidenti nell’Urss». Mosca potrebbe reprimere duramente qualsiasi protesta, ma gli eredi di Breznev, l’architetto della restaurazione dopo la caduta di Kruscev, dovrebbero farsi più morbidi. La Cia definisce Breznev «nervosissimo per gli sviluppi interni e nell’ Europa dell’ Est, pentito di essersi lasciato sfuggire la situazione di mano a Praga nel ’68».

RICATTI Gli 007 si soffermano sui rapporti Pcus-Pci in quella fase delicata. «Dal gennaio ’77 – scrivono – il Pcus esercita crescenti pressioni sul Pci. Due suoi dirigenti si sono recati a Roma per scavalcarne la direzione e per rivolgersi direttamente ai quadri: il Pcus dovrebbe finanziare una pubblicazione filosovietica per i comunisti italiani. I due dirigenti avrebbero minacciato di rendere pubblico il passato asservimento del Partito all’Urss per screditarlo». Proseguono i servizi segreti Usa: «Il segretario del Pcus Ponomarev ha convocato a Mosca Giovanni Cervetti accusando il Pci di anti sovietismo. Se il Pci non la smetterà, ha ribadito, ne denunceremo la direzione. Ma se la smetterà, aumenteremo i finanziamenti». Il commento della Cia: «I ricatti del Cremlino non avranno maggiore effetto di quanto ne ebbero nel ’68, quando il Pci denunciò l’invasione della Cecoslovacchia. Il Pci potrebbe fare a meno dell’appoggio politico e finanziario del Pcus, e non si è riconciliato con il governo burattino di Praga».

UNA TALPA NEL PCI La Cia sembra avere una talpa nel Pci, tanto precise sono le sue informazioni: «Sta formando – riferisce a un certo punto – una Commissione ad alto livello per una critica globale del sistema sovietico». E conclude: «Per la prima volta dall’inizio della guerra fredda, le divergenze tra Mosca e i Partiti comunisti occidentali sono reali. Per andare al governo, questi ultimi devono convincere gli elettori di essere partiti democratici e nazionali e devono emarginare Mosca». La Cia si chiede se sia un processo irreversibile, e soprattutto che ripercussioni possa avere sui Paesi del blocco di Varsavia. È di nuovo profetica: ipotizza infatti entro qualche anno un intervento dell’Urss in Polonia «dove il dissenso ha raggiunto il livello di guardia e dove la reazione popolare sarebbe violenta». E sostiene che ciò spingerà gli eurocomunisti a staccarsi a poco a poco dall’Urss. Come da essa previsto, la crisi polacca esploderà nel 1981.

MORO E IL PAPA POLACCO Alla fine del ’77-inizio ’78, la Cia non può immaginare che di lì a pochi mesi Aldo Moro verrà assassinato dalle Br e che un vescovo polacco diverrà Papa Giovanni Paolo II. Assommati alla resistenza di Solidarnost in Polonia, i due eventi stroncheranno più tardi l’ascesa del Pci e degli altri Partiti eurocomunisti. Alla fine dell’83, la Cia potrà asserire che «il Pci non ha più l’influenza e il consenso che ebbe sotto Enrico Berlinguer, quando ottenne un terzo del voto popolare, e partecipò indirettamente ai governi democristiani». Enrico Berlinguer (1922-1984)

I PROTAGONISTI In ansia per l’Italia In un memorandum del 26 maggio 1976, George Bush senior (all’epoca direttore della Cia) si dice allarmato dalla prospettiva del compromesso storico e dall’avanzamento del Partito comunista. Cambio di strategia Dopo aver sconfitto Gerald Ford, il nuovo presidente Usa Jimmy Carter sceglie la strategia della «attenzione senza interferenza». In pratica, dice Carter, «lasciamo la politica agli italiani» Pentito su Praga Tra il 1977 e il 1978, la Cia definisce Breznev preoccupato per la situazione interna e nell’Europa dell’Est ma anche pentito per essersi lasciato sfuggire la situazione a Praga, nel 1968.

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