Un’associazione per difendere la memoria di Enrico

Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.”
(Enrico Berlinguer)

 “Enrico Berlinguer è morto, bisogna guardare avanti.” Questa è bene o male la motivazione con cui molti ex-berlingueriani oggi vorrebbero indurre noi giovani che ci aggiriamo intorno ai vent’anni (e che abbiamo costruito questo sito, unico nel suo genere) a rompere i ponti con il passato, a smetterla di “mitizzare ciò che mito non è mai stato“, ad abbandonare “il culto della personalità“. Insomma, fare quello che consigliava Miriam Mafai una tredicina d’anni fa orsono, quando titolava uno dei suoi tanti pamphlet “Dimenticare Berlinguer” (molto ascoltata,  lo ammettiamo), perché comunista e troppo poco moderno.

Non siamo d’accordo. E siamo convinti (come Indro Montanelli) che Enrico Berlinguer ci abbia lasciato “un programma sociale, politico, economico, etico e morale non scritto basilare per il futuro democratico e di progresso del nostro Paese.”

Per questo abbiamo fondato EB.IT, il primo sito web su Enrico Berlinguer: per dare una forma scritta a quel programma, ma soprattutto per rendere omaggio a quella persona straordinaria che era Enrico Berlinguer, fin troppo bistrattato a nostro parere da chi su di lui ha costruito le proprie fortune politiche.

Dal passato, è vero, non possiamo pretendere di recuperare ricette politiche e strategie per affrontare il presente e immaginare il nostro futuro, ma errore ancora più grave sarebbe tagliare i ponti con esso e rinunciare all’esempio che i Grandi Vecchi del passato hanno dato con la loro vita e la loro passione.

Perché non si tratta di mitizzare questo o quel leader politico del passato, bensì di trarre linfa vitale dal loro esempio per rinverdire le foglie. C’è qualcuno, invece, che negli ultimi vent’anni ha pensato che il modo migliore per rifiorire meglio non fosse quello di tagliare i rami secchi, bensì quello di rompere con le proprie radici e i propri ideali: e questo, a ben vedere, è stato quello che Mitterrand e Berlinguer avrebbero chiamato “il gesto suicida di un idiota”.

Perché la Sinistra non vive e non vince senza valori ideali: possono esistere partiti che abbiano all’interno sensibilità differenti, differenti radici, memorie diverse, ma non esiste e non esisterà mai (se non come partito-immagine, vuoto di contenuti) un partito e una Sinistra senza alcuna radice e soprattutto senza memoria.

Quante volte, in questi anni, vedendo scorrere sotto i nostri occhi fiumi di scandali e di maleodoranti liquami, ci siamo chiesti che cosa avrebbe detto Berlinguer, se quella maledetta sera del 7 giugno 1984, su quel palco a Padova, un ictus non ce l’avesse portato via.

Penso sia un esercizio inutile. Non tanto per la sua meravigliosa imprevedibilità, quanto perché, a cercare nei suoi innumerevoli scritti, discorsi parlamentari, interviste, Enrico aveva già detto tutto su tutto. Anche su ciò che non ha fatto in tempo a vedere.

Con una capacità di anticipazione che oggi lascia stupiti, aveva intuito la degenerazione che stavano vivendo i partiti, la loro trasformazione in macchine di potere e di corruzione. Aveva capito che il mondo stava cambiando e che la sinistra, se voleva continuare ad esistere e a non rinunciare a se stessa, doveva rinnovare il suo bagaglio, “trovare strade nuove per i vecchi ideali“.

Nei primi anni Ottanta Berlinguer era riuscito a mettere a fuoco i grandi temi di una nuova politica di sinistra, al di là della tradizione comunista, che abbracciava il pacifismo, l’ambientalismo e, soprattutto, quell’idealismo che la tradizione comunista ha sempre rifiutato per un materialismo storico che non poco ha contribuito alla sua disfatta: l’impiego dell’energia solare, invocato nel 1983, per ridurre la dipendenza energetica del nostro paese; l’attenzione posta alla rivoluzione elettronica, con l’auspicio che la politica non si riducesse solo a sondaggi ed elezioni; la strategia del compromesso storico, per creare un unico orizzonte delle forze anti-fasciste e superare la crisi economica, sociale e morale del nostro Paese; la rottura con l’URSS, quando il socialismo sovietico era un punto di riferimento internazionale per tutti i comunisti; la battaglia per la dissoluzione del divario crescente tra nord e sud del mondo, quando la globalizzazione non era ancora nemmeno inclusa nel dizionario; l’importanza del ruolo dell’Europa, da contrapporre sia al decrepito comunismo reale sia al neoliberismo portatore di ricchezze per pochi e di ingiustizie per molti; per non parlare del progetto di un’economia mondiale con Olof Palme, della valorizzazione della diplomazia dei popoli, dei movimenti della pace e delle donne.

Ma è proprio nella Questione Morale che si comprende appieno la grandezza e la lungimiranza di Enrico Berlinguer, il suo andare oltre la tradizione comunista, rinnovandola e portandola verso nuovi orizzonti come mai nessun altro era riuscito a fare: prima di tutti, infatti, aveva capito il rischio a cui andavano incontro i grandi partiti di massa, se non avessero aggredito appieno la cause della Questione Morale, punto fondamentale per la ripresa di fiducia dei cittadini nelle istituzioni e quindi della tutela della democrazia.

Berlinguer non era un moralista, ma un uomo profondamente morale, nell’accezione kantiana del termine: al di là della denuncia morale, della lotta politica, agiva perché pensava fosse giusto farlo.

Fu inascoltato e, in quegli anni, anche schernito da alcuni compagni di partito. Poi arrivò Tangentopoli, che travolse i partiti della Prima Repubblica, e fu elogiato da tutti, salvo poi essere rimesso in soffitta quando il pericolo di essere inghiottiti dalla corruzione era scampato.

Del resto, piaceva allora come piace oggi il decisionismo, il potere ostentato, l’irrisione, la demonizzazione dell’avversario, tutti tratti che qualcuno osa pure spacciare per modernità e che a Sinistra si tenta di seguire, non capendo che tutto ciò porta solo ad una morte prematura.

Noi pensiamo che sia utile oggi “Ricordare Berlinguer”, soprattutto oggi che vecchi mali dati per risolti si stanno manifestando aggravati: per questo fondiamo un’associazione nazionale che porta il suo nome.

Per ricordare non solo il politico, ma anche l’uomo e l’idea: il dolore e il rimpianto per la perdita di quel grande uomo che è stato Enrico Berlinguer non deve esaurirsi in sterili dibattiti, ma deve tradursi nella voglia di immaginare, progettare e proporre quell’idea alta della politica che Enrico Berlinguer ha testimoniato con la sua vita e con la sua morte, rimanendo fino all’ultimo su quel palco, a Padova, come un eroe.

Perché Enrico non è morto: le sue idee camminano sulle nostre gambe e vivono nel cuore di tutti quelli che ancora non si sono rassegnati a vivere in un mondo dominato dall’ingiustizia e dalla prepotenza. E servono ancora, nonostante tutto, ad una Sinistra che a smarrito se stessa e il suo ruolo nel mondo.

 Tutte le informazioni sull’Associazione, chi siamo, cosa vogliamo fare, perché lo facciamo e come lo intendiamo fare, le trovate tutte nella sezione dedicata su http://www.enricoberlinguer.it; in questi primi giorni avremo ovviamente dei problemi tecnici, nonchè di organizzazione, ma confidiamo nella vostra pazienza (non è così semplice tenere in piedi un sito web come questo, unico nel suo genere, praticamente da soli). Tutto ruoterà attorno al sito, cercheremo di coinvolgere quante più persone hanno conosciuto Enrico e anche la famiglia prima di dare una struttura vera e propria all’associazione (per ora per comunicare tra i pre-iscritti useremo il forum).

 Vi aspettiamo in tanti. Perché come direbbe Enrico: “Non si può rinunciare alla lotta per cambiare ciò che non va. Il difficile, certo, è rimanere in mezzo alla mischia mantenendo fermo un ideale, e non facendosi immischiare negli aspetti più o meno deteriori di ogni battaglia. Ma alternative non ne esistono.

9 commenti su “Un’associazione per difendere la memoria di Enrico”

  1. C’è il bisogno smoderato di un popolo capace di capire cio che questa associazione di semplici ragazzi vuole fare.
    Questo è il proseguimento di un cammino che ha avuto inizio nel lontano 1984 quando un giorno di Giugno IL SEGRETARIO ci ha lasciato il compito di portare avanti il progetto di una Italia, Europa, Mondo migliore.
    Avanti popolo alla riscossa…

  2. enrico sempre nei nostri cuori. nessuno puo’ politicamente reggere il confronto, sopratutto a livello morale, con questo grande UOMO.

  3. Rinnovare una sinistra fatta da PD e di tutti partiti satellite (per cercar di avere una pseudomaggioranza), dove questo ha perso il significato della “lotta popolare” e si riempie la bocca con parole tipo solidarietà e questione morale. Ma come si fa a parlare di QUESTIONE MORALE avendo certi personaggi a fianco… Il comunismo ed il partito comunista sono morti con Berlinguer e non ci sarà nessuno che potrà in qualche modo ricalcare le sue orme, aimè…..
    Saluti

  4. Pessimista, Luca. L’Associazione nasce anzitutto per ricordare Enrico, recuperare quanto più materiale su di lui da mettere in condivisione qui in rete, ma soprattutto per portare avanti in tutti i luoghi e a qualsiasi livello la sua battaglia…

  5. E davvero raro avere la capacità di guidare e far valere le proprie opinioni come nessuno ha fatto, Enrico Berlinguer, direi anche da morto, le sue idee, le sue intuizioni sono un vero patrimonio culturale e politico, per me era un grande e lo è rimasto. Sarò felice di fare parte dell’associazione Berlinguer, un caro saluto.

  6. Enrico è sempre nei nostri cuori sì, è vero! Dobbiamo operarci tutti affinchè il suo esmpio venga seguito dalle generazioni future che si impegneranno in politica, affinchè più gente possibile segua il suo esempio!!!!!
    Un saluto a pugno chiuso a tutti!!!!!

  7. Io, purtroppo, sono troppo giovane per conoscerlo; dunque mi piacerebbe “studiarlo” e, magari, prendendo come punto di riferimento questo sito: proprio come se fosse un libro di storia!

  8. Enrico. L’ultimo Grande Uomo politico, Statista, Dirigente, Guida, Esempio!
    Dopo di lui mediocrità, confusione, Incertezza.

  9. Quello che ci ha lasciato Enrico ormai fa parte della storia passata, da ricordare sempre. E’ compito di ciascuno di noi andare a rileggere il pensiero di grandi personaggi per farne buon uso, per imparare dalle lezioni della storia passata. Le nostre radici non le rinnegheremo mai, ma dobbiamo guardare avanti, lasciare qualcosa per le generazioni che verranno.Non vogliamo che nuove generazioni ereditino solamente scorie radiattive, rifiuti mai riciclati, ma un buon libro, il pensiero di un uomo o una donna onesta, che hanno dovuto lottare giorno per giorno per non cedere ai ricatti, alle corruzioni, al malaffare, alla sporca politica. Hanno scelto di vivere piuttosto di stenti, mantenendo salda la loro moralità ed il senso civile del vivere in pace con tutti.
    W Enrico W Gamsci!

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