dall’intervista a Luigi Pintor, Il Manifesto, giugno 1983
È necessario un grande sforzo culturale, rispetto al quale la sinistra è in ritardo, in ritardo nelle idee e negli strumenti di conoscenza e di intervento. Ci sono deformazioni della vita associata, e degenerazioni dell’organizzazione statale, che la cultura di destra legittima e perfino esalta come risvolti dello sviluppo, della modernità, del libero mercato, del successo individuale.
Sono i connotati negativi del sistema che finiscono con l’entrare nel senso comune. Negli Stati Uniti c’è un’ondata «creazionista», antidarwiniana, a cui partecipa Reagan in persona, che funziona da travestimento ideologico dell’individualismo e del capitalismo, una nuova etica.
La sinistra ha fatto bene a disfarsi di vecchi miti, a riaffermare la sua piena laicità, ma non può vivere e vincere senza valori ideali, che sono poi quelli di cui il movimento operaio è portatore da sempre – pace, giustizia, eguaglianza, lavoro, sapere, solidarietà – ma che hanno bisogno dì essere diversamente pensati e tradotti, perché si applicano a una realtà diversa. Devono ridiventare anch’essi senso comune.