dal Saluto alla Consulta dell’associazionismo del Pci, giugno 1981
Occorre partire dal riconoscere che è necessaria una giusta riduzione del tempo di lavoro affinché emerga la possibilità materiale, concreta (che corrisponde a una esigenza propriamente umana) di dedicarsi più ampiamente ad altro che non sia il compito di attendere alla sopravvivenza, alla produzione materiale di beni e di servizi, ossia di poter arricchire e sviluppare continuamente la propria esistenza.
Non però su una linea che si esaurisce nella ricerca della mera evasione, che si plachi nella acritica adesione alla novità per la novità, quale che sia, che si risolva nel pedissequo adeguamento alle mode correnti (quelle fatue e quelle mortali!), ma che favorisca le aspirazioni e gli sforzi di ciascuno a diventare, personalmente e collettivamente, più forti e più ricchi dentro: per sé e per gli altri. […]