dal Discorso alla VI Conferenza delle ragazze comuniste, gennaio 1973
In sostanza, il tratto caratteristico e l’aspetto più positivo dell’ atteggiamento delle ragazze, delle giovani generazioni femminili di oggi è che un numero crescente di esse non accetta più la prospettiva di trovarsi – presto o tardi, ma comunque «inevitabilmente» – nella medesima condizione amara e spesso drammatica in cui vedono vivere, intristire, sfiorire le proprie madri, le quali vengono oppresse dal doppio lavoro (quello domestico e quello extradomestico) oppure dalla condizione, ancora più mortificante, di essere costrette a vivere solo la vita delle casalinghe.
Parlo, naturalmente, della grande massa, perché altro è evidentemente lo stato di spirito in cui si trova una donna, anche non più giovane, che, pur vivendo in queste condizioni sociali, giunge ad abbracciare un ideale di emancipazione e di progresso o a entrare nella milizia politica.
Nasce da tutto ciò, e si estende, tra le ragazze quella aspirazione alla libertà e all’indipendenza che è la premessa necessaria, anche se non sufficiente, di una lotta consapevole per l’emancipazione, e che richiede e rende molto importante un lavoro specifico fra le nuove generazioni femminili, lavoro che tende appunto a determinare un movimento di donne prima ancora che esse giungano al matrimonio, alla vita familiare, all’occupazione in lavori extradomestici, proprio per cambiare le condizioni in cui questi eventi si verificheranno.