Quindici anni, nel nome di Enrico

Sembra ieri, ma sono già passati quindici anni. Quasi non ci si crede, scorrendo tutto quello che abbiamo conquistato per la memoria di Enrico Berlinguer. Quando fondai questo sito web, mi diedero dell’antistorico perché “le quotazioni di Berlinguer sono in discesa, quelle di Craxi in salita“. Enrico come un titolo azionario.

Da quando ho iniziato a diffonderne le idee e a difenderne la memoria tante cose sono cambiate. Non la popolarità di «Enrico», come viene affettuosamente rievocato in ogni ricordo da persone di tutti i tipi. Nonostante i tentativi di ridimensionarne la statura morale e lo spessore politico da parte di improbabili intellettuali e presunti eredi, sono il primo a stupirmi della quantità di messaggi di affetto, di riconoscenza e di stima che arrivano attraverso i canali social della web-community di enricoberlinguer.it, soprattutto da parte di giovanissimi nati addirittura dieci o quindici anni dopo la sua morte e che lo ricordano e lo rimpiangono come se lo avessero vissuto e conosciuto davvero.

Era il 16 febbraio 2009, avevo vent’anni da meno di un mese e una versione molto rudimentale di questo sito si affacciava al mondo come esperimento per l’esame di informatica a ingegneria: ingegnere non sono mai diventato, ma a fare siti ho imparato eccome, così come comunicare sui social. Recuperai immagini, discorsi, video d’epoca, tutto quello che trovavo su libri, archivi di giornale, biblioteche. Bastava condividerli su un Facebook totalmente diverso da quello di oggi per fare numeri da capogiro. E il fenomeno non si è arrestato.

La prima volta che ho visto le immagini dell’ultimo comizio di Enrico Berlinguer a Padova, in quel maledetto giovedì 11 giugno 1984, non sono riuscito a trattenere le lacrime. Tutt’oggi, se rivedo le immagini di quei giorni, la disperazione delle persone per strada, così come se ripenso al tormento e al dolore vivo che attraversavano il volto di Alberto Menichelli, il suo autista e capo-scorta, non riesco a non avvertire una fitta al cuore, a non sentire quel lutto come se fosse anche il mio, come se quei giorni li avessi vissuti anche io.

Quindici anni di battaglie

Ancora oggi mi stupisco di come certe frasi o discorsi di Berlinguer che resi virali allora, siano diventati oggi senso comune, tanto da essere riproposti da pagine di cultura generale. E fa sicuramente un certo effetto vedere alcuni spezzoni dei video dell’epoca spopolare su TikTok.

Il nostro lavoro “artigianale” produsse numeri così grandi in cinque anni che nel 2014, senza che nemmeno ne facessimo richiesta, Facebook ci assegnò la famosa spunta blu alla nostra storica pagina da oltre mezzo milione di fan, certificando la popolarità di cui gode ancora oggi Enrico Berlinguer, soprattutto tra le giovani generazioni.

Tante le battaglie che abbiamo fatto in quindici anni di attività: abbiamo portato a casa l’intitolazione di piazze (Milano, Roma, Napoli, Torino, Firenze, per citare le principali), nonché l’emissione di un francobollo nel 2014, merito di una campagna online che intasò l’account Twitter dell’allora ministro competente.

Noi ragazze e ragazzi di enricoberlinguer.it abbiamo inoltre sempre difeso la memoria di Berlinguer, contrastando le narrazioni che lo dipingevano come triste, vecchio, superato, accusandolo addirittura di aver distrutto la Sinistra italiana.

Il libro nato dal successo di questo sito, “Casa per Casa, Strada per Strada“, è diventato un caso editoriale sia nel 2013, sia nel 2019, con la nuova edizione: senza mezza riga sui grandi giornali ha venduto quasi 15mila copie. Arrivò addirittura quarto nella classifica generale di Amazon, ad agosto 2019. A riprova della popolarità di Enrico Berlinguer.

Ci prepariamo al Quarantennale

La “maledizione” degli anniversari “tondi” di Berlinguer è che coincidono sempre con le elezioni europee, quindi il rischio strumentalizzazione è sempre elevato. A Sinistra si ricordano che esiste generalmente solo l’11 giugno, sotto elezioni capita anche qualche settimana prima per provare a raccattare qualche voto.

Il grande successo della mostra a Roma, frequentata da giovanissimi, è la dimostrazione però che c’è un bisogno nella mia generazione e in quella successiva di modelli da prendere a esempio, che purtroppo non abbiamo. 

Orfani di punti di riferimento, noi nati dopo la caduta del Muro di Berlino siamo costretti a rifarci a storie, biografie ed esempi che non abbiamo vissuto. Chi si impegna nell’associazionismo, chi nel volontariato, chi fa politica a scuola e in università, chi costruisce esperienze collettive giovanili che fungono da veri e propri think tank, sono tutte esperienze che provano la voglia di impegnarsi e soprattutto il tentativo di cambiare le cose, coltivando ideali di Sinistra senza specifiche appartenenze e provando a mettere in pratica quei modelli positivi che riescono ancora ad emozionare e a farci capire che la Politica, quella vera, è una cosa bellissima.

Di recente abbiamo ricevuto un messaggio su Facebook in cui un anziano signore ci invitava a stare zitti perché di Berlinguer sarebbero titolati a parlare solo quelli dai 70 anni in su che lo hanno conosciuto. Al di là di quel che abbiamo fatto in questi quindici anni, gli rispondo con le bellissime parole di una poesia che Emily Dickinson scrisse nel 1862: 

«Provare lutto per la morte di chi non abbiamo mai visto /

implica una parentela vitale fra l’anima loro / e la nostra /

Per uno sconosciuto / gli sconosciuti non piangono»

Chiunque versi anche solo una lacrima per Enrico Berlinguer oggi, non importa quando sia nato, non solo può parlarne: ha il preciso dovere morale di prenderlo a esempio e farlo conoscere a TUTTI.

Pierpaolo Farina
Fondatore di EnricoBerlinguer.it